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Viaggio alle Canarie in van

Ciao potatoes,

in questo post troverete racconti e info utili per un viaggio on the road alle Canarie! Noi ci siamo sparati dodici giorni alla scoperta delle isole di Tenerife ed El Hierro in van, cercando luoghi che fossero il meno turistici possibile. Abbiamo scelto di partire per le Canarie perché da poco abbiamo preso il brevetto per immergerci sott'acqua fino a 18m, il così chiamato Open Water Diver, perché a El Hierro c'è una riserva marina molto estesa e ogni anno subacquei appassionati arrivano da tutto il mondo. L'estate è il periodo migliore se volete incontrare solo spagnoli o canari, perché i viaggiatori e turisti internazionali tendono ad andare alle Canarie nei mesi invernali quando lì c'è ancora un ottimo clima (non si va mai sotto i 18° a quanto pare).

Bisogna subito dire, però, che le Canarie stanno soffrendo tantissimo a causa dell'overtourism e del digital nomadism. Entrambi i fenomeni hanno provocato l'innalzamento dei prezzi, specialmente degli affitti. Gli e le abitanti non possono permettersi affitti da 800/900 euro al mese, quindi si vedono costretti a dover condividere casa, spesso in pessime condizioni, o a rimanere con i genitori. È quindi assolutamente urgente frenare questa tendenza e garantire agli e alle abitanti il diritto alla casa, regolamentando o interrompendo, come a Barcelona, l'erogazione dei permessi per fare attività di Airbnb.


L'affitto del van

La prima cosa da fare è vedere se ci sono van da affittare a disposizione. Ci sono diverse piattaforme che puoi utilizzare, da quelle come RoadSurfer, che sono vere e proprie aziende di noleggio, a quelle come Yescapa dove, come un tempo ormai lontano su Airbnb, trovi i camper di privati che li affittano quando non li usano.



Potete scegliere la forma, la dimensione e i comfort che preferite. Noi abbiamo optato per un van Citroen Jumper allestito da Possl, con 3 posti letto, cucina e bagno con doccia. I van sono, di norma, completamente equipaggiati con tanto di arredo esterno, come tendalino, tavolino e sedie da campeggio.


Noi ci siamo trovati benissimo con il van di Michal di Volcano Campers, una famiglia che ha anche un proprio sito, dove troverete due possibilità, il Citroen Possl (comodissimo con pannello solare e una grande riserva d'acqua) e un Westfalia California (più modesto ma molto più maneggevole, specialmente sulle isole piccole, dove ci sono spesso strade strette a doppio senso). Vi consiglio di visitare il loro sito per farvi un'idea:



Il prezzo medio, per la tipologia che abbiamo affittato noi, su Yescapa, è sui 100€ al giorno, al quale bisogna aggiungere i costi di servizio, del secondo conducente e di assicurazione (quella base è di solito inclusa, mentre quella con più copertura con franchigia sui 150 € è opzionale).


Le spese a vostro carico sono quelle della benzina, di pulizia finale prima di restituire il mezzo e, a volte, di chilometraggio extra se c'è un limite di consumo.



Per dormire (free camping in van o in tenda)

Sostare e pernottare liberamente in camper alle Canarie, salvo alcune limitazioni, è tollerato a patto che si rispetti l'ambiente e si lasci pulito alla ripartenza. Utilizzando l'App Park4Night potrete cercare non solo le aree di sosta con o senza servizi più adatte alle vostre esigenze, ma anche le stazioni di servizio dove è possibile scaricare le acque grigie e nere, ricaricare l'acqua o pulire gli spazi esterni e interni del vostro camper. Inoltre, le aree di servizio, o autogrill, spagnole sono molto più autentiche di quelle italiane, perché i bar/ristoranti non sono mai uguali e, anche se forse sono comunque gestiti da aziende multinazionali, ti puoi sedere al bancone (la barra) e ordinare tapas e sentirti in un posto autentico. Sarà sempre il momento per una caña y una tapa. La nostra area di servizio preferita a Tenerife è quella de Los Realejos, vicino alla Playa de El Socorro, perfetta per imparare a surfare. Troverete poi tutti gli indirizzi sulla mia mappa Canarias_TRP su Google Maps.

Il campeggio con tenda, invece, è concesso solo in zone specifiche, alcune delle quali libere e gratuite, a patto che si prenoti uno spot online sul sito dei parchi nazionali. Vi lascio qui sotto i siti utili.



Il nostro giro on the road in van

Prima tappa (Tenerife)

Siamo partitə da Milano Malpensa e atterratə con EasyJet all'areoporto di Tenerife Sur alle 18.30 ora locale (1 ora in meno che in Italia). Abbiamo preso un taxi per raggiungere l'area di servizio dove ci saremmo incontratə con Michal che, dopo averci chiesto se avevamo già guidato un bestione così (risposta negativa), ci ha spiegato per filo e per segno come funzionava. È semplice e intuitivo, ma alcuni interruttori e comandi segreti è meglio conoscerli prima! Dopo poco, Luca era alla guida, very confident, molto attento agli angoli posteriori dei 6 metri di lunghezza del van. Ci siamo fatti i primi 12 km e, seguendo i consigli di sosta di Michal, ci siamo fermatə poco più a Nord nel paesino sul mare di Abades. Era pieno di van e camper parcheggiati. Abades è un paesino con tantissime casette vacanza ma almeno costruite con un certo stile, tutte bianche, basse e carine. Rimane comunque impressionante vedere come alcuni paesini delle Canarie siano interamente dedicate al turismo, e dove puoi trovare qualche bar e ristorante, un piccolo supermercato e nient'altro che racconti della vita del posto. Non ci vive palesemente nessuno e questo oltre a essere molto triste e alienante, è poco interessante da vedere in viaggio. Nonostente tutto, Abades si è rivelata un'ottima prima tappa, ci siamo subito fattə una passeggiata in spiaggia mentre le famiglie spagnole (non si sentivano altre lingue) si preparavano per tornare a casa al tramonto, per poi fermarci in un baretto frequentato da locals a berci delle cañas e assaggiare le prime cose tipiche di Tenerife: las papas arrugadas (delle piccole patate bollite in tantissimo sale e servite con la salsa mojo verde y rojo), calamari freschi fritti e una torta de queso (cheesecake).


Dopo una bella dormita, di quelle che ti svegli e sai di aver appena iniziato il tuo viaggio, sono andata a fare la spesa al piccolo supermercado dove era appena arrivato il pane caldo; ho comprato il formaggio artigianale di El Hierro, un dolce tipico, il giornale e sono tornata al van. Prima di ripartire ci siamo fattə un bagno e percorso un sentiero che si snodava tra le rocce collegando la prima caletta a un'altra spiaggia, frequentata da persone più giovani con cani al seguito. C'era un bel venticello, l'acqua era fresca e limpidissima. Il percoso poi continuava ancora fino ad arrivare ad altre calette e al faro. Alle spalle di Abades, invece, la Leprosería, un vero e proprio lebbrosario, un complesso di edifici fatto costruire da Francisco Franco nel '43 per arginare il contagio di lebbra, la quale, insieme a molte altre malattie, si era diffusa a causa della scarsità d'acqua potabile, l'insicurezza alimentare e l'assenza di medicinali dovuta all'isolamento delle isole durante la guerra. Poco dopo la sua costruzione, però, la guerra finì, e così arrivarono medicinali, acqua potabile e cibo. Di conseguenza il luogo fu svuotato e destinato a esercitazioni militari. Più avanti, nel 2002, un italiano comprò tutti gli edifici per farci un complesso turistico, ma, per fortuna, l'anno dopo, una moratoria del governo spagnolo impedì ogni progetto e la Leprosería si trasformò in una città fantasma. Si può visitare ed è meta di fotografi e artisti.



Seconda tappa (Tenerife)

Su consiglio di Martina (aka Green Freaker su IG https://www.instagram.com/green_freaker/ ), un'amica che era stata a surfare a Tenerife, siamo partitə per il nord, verso il parco rurale di Anaga, dove si attraversa il bosco di laurisilva, alberi sempreverdi, un luogo incantato, umido, spesso avvolto dalla nebbia, di un verde morbido, davvero bellissimo. Prima di risalire la montagna per scavallare e raggiungere la spiaggia che mi aveva suggerito, abbiamo fatto la spesa in un piccolo supermercado perché di domenica non abbiamo trovato altro di aperto. Arrivatə alle spiagge di Almáciga e Benijo, stanchə per tutta l'attenzione e l'impegno che avevamo messo per attraversare il bosco tutto curve, ci siamo fermatə a mangiare in un ristorante di pesce con una terrazza a picco sul mare e una vista strepitosa: faraglioni e scogliere nere vulcaniche.


Spoiler: ricordetevi che le vere spiagge di Tenerife sono di sabbia nera, vulcaniche, mentre tutte quelle di sabbia dorata sono una finzione, create trasportando montagne di sabbia dal Sahara all'isola per attirare i turisti.


Il ristorante si chiama Venta de Marrero ed è aperto tutti i giorni fino alle 16 (servizio a orario continuato), c'è un banco di pesce da cui potete scegliere cosa farvi cucinare. Noi abbiamo preso come antipasto le lapas (patelle) e poi un pesce oceanico cotto meravigliosamente alla griglia con tanto aglio (se non vi piacciono aglio e cipolla, la cucina canaria non fa per voi!). Poi, per digerire, siamo scesə piedi per un bagno al tramonto.


Terza tappa (Tenerife)

Ci siamo svegliatə con una pioggia leggera, e mentre facevamo colazione, un lagarto (lucertolone canario) si è avvicinato, poi siamo ripartitə, attraversando la nebbia.

Abbiamo proseguito nel nord fino a Puerto de la Cruz, dove abbiamo affitato due tavole da surf e due mute dalla gentilissima Gema nel negozio Quivers.



Ci siamo spostati alla spiaggia de El Socorro, famosa per essere uno spot perfetto per i principianti. Io ho imparato a surfare nel 2015 in Sud Africa, e poi ho surfato molto sporadicamente qualche altra volta, in Marocco, vicino a Casablanca, a Sydney (dove ho spezzato in due una tavola) e a casa, a Recco in Liguria, ma è stato fondamentale riprendere dalle basi nella schiuma e imparando bene la tecnica per salire!

Il post surfata è stato come nei film, davanti al nostro van, sedutə al tavolino da campeggio, a farci l'apertitivo e chiacchierare con chi passava.

Per dormire ci siamo dovutə spostare al paesino di Las Aguas perché di notte la polizia è venuta a svegliarci per dirci che ce ne dovevamo andare: la playa de El Socorro chiude di notte e non si può restare.



Quarta tappa ( Scuba Diving a El Hierro)

Las Aguas è un paesino tranquillo sul mare con qualche baretto e ristorantino tipico, tra cui, consigliatissimo, la Cofradía de Pescadores: si tratta di una cooperativa di pescatori che vendono e cucinano pesce fresco del giorno, ce ne sono diverse alle Canarie, me ne ricordo alcune bellissime a Gran Canaria. Siamo tornatə a El Socorro per un'altra surfata, poi, dopo aver restituito mute e tavole (28 € a testa per una giornata intera), abbiamo fatto il desayuno (la colazione) alla gasolinera de Los Realejos: mangiate il bocadillo clásico de pollo, è bello porcoso! Dopo aver svuotato le acque sporche e ricaricato la riserva d'acqua sul van, ci siamo direttə al porto de Los Cristianos per prendere il traghetto per El Hierro (tempo di attraversata: 2h30). Prima, però, abbiamo fatto l'esperienza più turistica del viaggio, aspettando la partenza, siamo andatə alla spiaggia accanto al porto, a uno di quei bar stile caraibico che fa felici i turistə, e ci siamo bevutə un cocktail Bacardi, mango, cocco e menta.


Approdati nella nuova isola, alzando gli occhi, abbiamo intravisto quello che ci aspettava, una strada di montagna di roccia nera con diversi tornanti. Eravamo direttə al porto di La Restinga, a ovest, dove ci attendevano due giorni di immersioni. In cima al costone c'era una radura di campi avvolti dalla nebbia che ha reso quel paesaggio molto affascinante, e allo stesso tempo più ostile e montanaro di Tenerife. La strada poi scendeva di nuovo verso il mare, e, dopo diversi tentativi per parcheggiare il nostro bestione, ci siamo sistematə e preparatə la cena.



Qui ci siamo rimastə 3 giorni per goderci finalmente le immersioni programmate con il Centro de Buceo El Hierro (Buceo significa scuba-diving). Il giorno dopo, appuntamento alle 8.30 per registrarsi e preparsi per scendere sott'acqua! Quando sono arrivata, piena di eccitazione, devo essere entrata con un sorriso gigantesco, perché uno degli istruttori, César, ha esclamato: "Pero, que sonrisa!!"

I divers del centro sono statə super professionali, disponibili e molto alla mano, ci siamo sentitə parte di una squadra!! Per fortuna, hanno capito subito che eravamo alle prime armi, ancora un po' schiappe, e ci hanno preso sotto l'ala e seguito passo passo. Abbiamo conosciuto tre guide, Graciela, Jesus e César, e ognuna di loro aveva la sua storia da raccontare sui fondali marini e gli animali nascosti nelle grotte, e ci hanno portato a scoprire i loro spot preferiti. Pare che, fino a 4 anni fa, ci vivesse anche uno squalo. Noi lə seguivamo e appena trovavano una forma di vita ci facevano segno (a ognuna corrisponde un gesto) per farci avvicinare. È stata una gran figata, siamo uscitə due mattine per esplorare 4 punti diversi: El desierto, Baja Los Camellos, Herradura, Baja Rosario. Siamo passatə in mezzo a scogli ricoperti di coralli, abbiamo nuotato lungo un costone di lava mozzafiato, ci siamo sdraiatə sulla sabbia per vedere anguille che danzavano a ritmo di corrente, e abbiamo visto cernie, murene, pesci di ogni colore. La sensazione di nuotare, con calma, sott'acqua,circondatə solo dai suoni del mare, insieme ad altre persone che condividono con te quella passione, è davvero potente e quando inizia a finirti l'aria sei triste e non vedi l'ora di immergerti di nuovo. Anche perché per chi come me non regge il moto ondoso sul gommone e resta in acqua dentro a un salvagente attaccato a una corda per evitare di vomitare, la vita sembra molto più facile sott'acqua !



Dopo, su loro consiglio, siamo andati a rifocillarci all'osteria El Refugio, un posto tipico e molto alla mano, uno di quei classici posti che vorresti trovare in viaggio. Anche qui abbiamo trovato, e non ne avevo ancora parlato, delle persone gentilissime. Il popolo canario ti fa stare bene. Terminate il pranzo con un caffé digestivo tipico: la barraquita.



La Restinga è un piccolo porto di pescatori che vive soprattutto di turismo locale e di turismo subacqueo. C'è una passeggiata che corre sopra le rocce per portarti a terrazze di legno sull'acqua e scalette per scendere in mare, un'idea intelligente per i/le cittadine che così possono godersi il proprio territorio senza dover spendere per forza per accedere al mare. Fatevi un bagno al tramonto e poi bevetevi una birretta al Bar Pirata.


L'ultima cosa che vorrei raccontare è abbastanza seria. A La Restinga abbiamo assistito a uno sbarco di persone migranti, mentre facevamo colazione, spensieratə nel nostro van. Il barcone veniva scortato dalla guardia costiera spagnola e arrivava al porto. Era una piroga, che viene utilizzata abitualmente dai pescatori senegalesi. A bordo c'erano persone migranti, probabilmente partite dalle coste del Senegal, del Gambia, dalla Guinea....per cercare di raggiungere l'Europa. Per fortuna sono state intercettate prima che potessero andare alla deriva o imbarcare acqua. Pare siano arrivate tutte sane e salve. Alcune avevano difficoltà a camminare a causa delle tante ore passate in mare, sotto il sole, in balia delle onde e del vento. Luca e io siamo rimasti in silenzio per un po'. Luca si chiedeva che cosa stessero pensando, io come dovessero sentirsi. Erano salve per fortuna.

Pochi giorni prima, partendo da Tenerife per El Hierro, avevamo già visto la scena successiva...molti ragazzi migranti, in fila, tutti con addosso o in mano la coperta rossa della Cruz Roja, scendevano dal traghetto e camminavano verso il porto...arrivavano da El Hierro, porto di arrivo di Spagna, quello che per l'Italia è Lampedusa. A El Hierro, non c'è spazio, non c'è nulla, quindi le persone in arrivo vengono subito trasferite a Tenerife e Gran Canaria, dove, visto il continuo aumento di arrivi, principalmente dall'Africa sub sahariana, stanno costruendo dei nuovi centri d'accoglienza.

Questa scena ha sottolineato ancora una volta quanto i governi europei stiano decidendo di far rischiare la vita a chi vuole e dovrebbe avere il diritto di spostarsi liberamente.

La piroga, simbolo del loro viaggio e della loro speranza, è stata poi spezzata a metà e verrà buttata come macerie.


Io credo sia molto importante cercare di sostenere chi nel mare cerca di non fare morire nessunə:

https://www.emergency.it/ e tutte quelle che non conosco. Ricordiamoci che possiamo donare il 5x1000 nella nostra dichiarazione dei redditi!


Quinta tappa (El Hierro)

Siamo risalitə su per la collina scoprendo il paesino, allo stesso tempo semplice e incantevole, di El Pinar, dove dovreste bervi una birra al bar Chanchi con gli anziani del paese oppure scegliere un libro alla biblioteca comunitaria e sedervi in piazza. Ci siamo poi buttatə nel bosco, prima denso di soli pini e poi di brezos (immagine qui sotto). Ci sono diverse aree pic-nic, ma se parcheggiate nei pressi della Hoya de Fireba, potete facilmente avventurarvi per percorrere uno dei sentieri del parco, quello più famoso è quello della Virgen, mentre quello più corto e semplice si chiama Sendero de la Llanía, che, nel periodo estivo o nelle ore più calde, è perfetto, con molti tratti nel bosco e pochi al sole, e il quale raggiunge due punti panoramici davvero particolari. Il primo è il Mirador de Fireba che si trova sulla cima di un cratere vulcanico estinto, e il secondo è il Mirador de la Llanía da dove è possibile ammirare El Golfo, una pianura in fondo a un costone ripidissimo con un dislivello netto di circa 129 m di roccia lavica, creatasi a seguito di una frana che si estese per circa 18 km. La vista, quasi sempre coperta dalle nuvole a causa del fenomeno dei venti Alisei (vi sembrerà di essere su un aereo che sorvola il cielo fitto di nuvole), si apre appunto su El Golfo, una delle parti più belle dell'isola.



Se all'andata abbiamo attraversato l'isola passando per le strette strade del bosco per raggiungere El Sabinar, l'albero sacro e icona di El Hierro, piegato dai venti Alisei e i cui rami si sono ancorati nella terra, rendendolo ancora più forte, al ritorno, abbiamo scelto di affrontare un'altra via stretta e a doppio senso, quella che ridiscende verso la punta occidentale di El Golfo...sarete completamente circondati dalla lava. Vi ritroverete in un paesaggio surreale, sulle orme di Frodo e Sam verso il regno di Mordor. Impostate il GPS su Arco de la Tosca, parcheggiate, proseguite a piedi fino alla costa e cercate un piccolo sentiero che corre lungo l'oceano...questi sono alcuni dei momenti che incontrerete...



Questo invece è El Sabinar:

A questo punto, dopo aver camminato contro vento, in luoghi desertici e ostili, sarete accaldatə e stanchə e non ci sarà niente di meglio di un bagno in una delle piscine naturali di El Hierro: El charco Azul (più piccolo) o las piscinas de la Maceta.


A la Maceta c'è l'unica area camper attrezzata dell'isola per scaricare le acque sporche e ricaricare l'acqua. Potete dormirci, e, a pochi passi, c'è la discesa alle piscine con area barbecue e pic-nic, con tavoloni in pietra all'ombra, e un chiosco sul mare che fa bar/ristorante. Questa è una sosta molto frequentata, quindi se cercate più intimità potete continuare la strada fino alla località Las Puntas e ora vi dico un po' di chicche su questo posto.

Da La Maceta a Las Puntas c'è un sentiero di circa 2,5 km, tutto su passerella di legno con tanto di aree sosta ombreggiate dove potrete accomodarvi su delle sedie giganti con questa vista...



Arrivatə a Las Puntas vi accorgerete della totale assenza di vita vera, perché ci sono solo case vacanza, alberghi e ristoranti. Nonostante ciò, c'è un'atmosfera magica, molto nordica, e potrete osservare i pescatori che eroicamente si accovacciano su rocce appuntite a picco sul mare con canne lunghissime, aspettare l'infrangersi delle onde nelle piccole insenature ai lati del molo e visitare l'albergo più piccolo del mondo, che infatti è un Guinness World Record !



Questo hotel era una vecchia tenuta di una delle famiglie influenti del paese, poi fu abbandonato per molti anni, quando finalmente un torinese, Davide, e un'ispano-colombiana, Paula, videro l'annuncio su Facebook e decisero di mollare tutto e ristrutturarlo per farlo diventare quello che oggi è un esempio di eleganza, ricerca decorativa e accoglienza del territorio. Pare che ci siano delle magagne però, il sindaco gli rema contro e non fa ristrutturare il molo che è un bene culturale dell'isola. Abbiamo passato con loro un'intera mattinata a chiacchierare, ma soprattutto ci hanno aiutato a prenotare il traghetto di ritorno per Tenerife che sembrava impossibile. Infatti, ricordatevi che se sul sito vi dicono che non ci sono più biglietti, andate direttamente in biglietteria prima della partenza perché tengono sempre dei posti extra in caso di emergenza.


Per cena siamo statə in una trattoria locale, Aguadara, vicino al paesino di Guarazoca. Questo tipo di ristoranti prende il nome di guachinche. In realtà, i guachinches sono tipici di Tenerife perché il popolo che la abitava era il popolo dei Guanches, da qui il nome. Si tratta di trattorie autentiche e alla mano, dove si mangia tanto e bene spendendo molto poco. Il popolo di El Hierro, invece, era quello dei Bimbaches, ma Bimbache significa "figlio dei Guanches", quindi tutto torna. Questi popoli, come quelli indigeni delle altre isole canarie, sono considerati originari delle Canarie con una discendenza dalla popolazione berbera del Nord Africa. Poi, sfortunatamente e vergognosamente, tra il 1402 e il 1496, gli spagnoli vennero a conquistarlə, sterminarlə e schiavizzarlə, cercando di cancellare la loro cultura.


Siamo poi tornatə a dormire a Las Puntas, con vista sull'oceano e sull'hotel più piccolo del mondo.


Sesta tappa (El Hierro)

Un'altra esperienza che si può fare a El Hierro è assaggiare i prodotti tipici, che, oltre al formaggio fresco, stagionato o affumicato, coinvolge il mondo dei vini: infatti l'isola è piena di piccole vigne che un tempo si associarono in una cooperativa di vinicoltori. Al di fuori di questa associazione, ci sono le vigne di Uwe Urbach, un tedesco che nel 1988 si trasferì a El Hierro, quando ancora l'isola era servita da 2 aerei al mese e basta. Uwe si è appassionato alle uve e ai metodi autoctoni e ha deciso di dedicarsi al vino biologico. Le sue vigne si sviluppano sulle pendici di El Golfo, produce circa una dozzina di vini e, in tutto, a lavorare per la sua azienda, sono in 4.



Con due bottiglie sotto braccio siamo andatə a dormire al Puerto de la Estaca per provare a metterci in lista d'attesa per il traghetto delle 8 del mattino.


Settima tappa (Tenerife)

Il culo era dalla nostra parte e siamo riuscitə a partire con un mare forza nove!

A questo punto, l'obiettivo era trovare uno spot per passare gli ultimi giorni a surfare e rilassarci e ci siamo fermatə alla Playa de El Médano, meta di kite surfers, wind surfers (ci siamo pure beccati il campionato mondiale di Windsurf), appassionatə di foil e surfistə principianti. A pochi passi dalla spiaggia c'è un'enorme area camper in mezzo a un semi deserto ai piedi della Montaña Roja, da qui infatti partono diversi sentieri. El Médano è la classica cittadina sull'oceano per famiglie e appassionatə di sport acquatici, dove giochi a fare la real beach life. La spiaggia è divisa per zone, dedicate ai diversi sport, e, lungo la passeggiata, ci sono tantissimi bar e locali dove noleggiare l'attrezzatura che vi manca.

Il paesino è molto turistico, forse l'unica tappa veramente turistica che abbiamo fatto. In tutti gli altri posti abbiamo incontrato un turismo locale e canario o al massimo spagnolo, perché gli europei ci vengono soprattutto nei mesi invernali o primaverili. In ogni caso, se capitate di qui, andate a cenare alla Tasca El Lagar e invece, per pranzo, cercate l'unica gastronomia del centro che vi frigge crocchette di patate sul momento, di almeno 15 tipi diversi (non riesco a rintracciarla sulla mappa). Per tutti gli altri indirizzi....


Cottə dal sole, dal vento e dall'ultima surfata, ci siamo sedutə al Café Flashpoint vista oceano con spettacolo di salti dei kite per mangiare a più non posso e bere l'ultima bottiglia di vino canario!


Ottava tappa (Tenerife)

L'ultima tappa è stata la Gas Station di El Médano che ha tutti i servizi che vi servono per restituire il van pulito!! Lì ci siamo incontrati con Michal che, assicuratosi che il van fosse a posto, ci ha accompagnato all'aeroporto a 10 min di macchina. E via verso il ritorno!


Arrivatə a Milano con una grandinata bella rinfrescante e che ci ha fatto perdere il treno, ci siamo consolatə al Mercato Centrale !


Stay tuned and continuate a rotolare!


The Rolling Potato

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